Giardini, paesaggio e genio naturale

Una lezione magistrale al Collége de France

Durante gli anni di studio al Politecnico di Milano ho avuto bravi maestri, che mi hanno dati ottimi riferimenti. Elisabetta Bianchessi, per esempio, ha sempre insistito affinché studiassimo con attenzione le opere e i testi di un certo Gilles Clément.
Gilles Clément rifugge dalle tradizionali etichette professionali: definirlo uno scrittore sarebbe vero solo in parte, considerarlo un paesaggista sarebbe riduttivo, di certo è che apprezzerebbe essere riconosciuto come un giardiniere.
Nelle sue stesse parole, forse trovo la giusta definizione: «Il paesaggista regola la mutevole estetica del giardino (o del paesaggio), mentre il giardiniere interpreta ogni giorno le invenzioni della vita; è un mago.»

copertina libro Giardini, paesaggio e genio naturale

Paesaggio e paesaggisti.

Suppongo che pochi conoscano Gilles Clément, ma spero di sbagliarmi. A meno che non siate paesaggisti  – o interessati in qualche modo all’architettura del paesaggio – difficilmente avrete sentito parlare di lui e dubito che abbiate letto qualcuno dei suoi libri.

In fondo l’architettura del paesaggio è un settore di nicchia, una disciplina poco diffusa e praticata. Inoltre, è anche difficile da classificare: un ibrido tra l’architettura, l’agronomia, la botanica e – aggiungo io – l’arte e la cultura in generale.
Come dicevo, l’architettura del paesaggio è una disciplina ancora poco considerata, sebbene il Paesaggio sia quanto di più familiare ci sia attorno a noi. Sin dall’infanzia viviamo immersi nel Paesaggio e ne coltiviamo la memoria ogni giorno della vita, tra ricordi ed esperienze vissute.

Coloro che si interessano al paesaggio – o ne fanno una professione – conosceranno molti paesaggisti più o meno celebri, italiani o internazionali, ognuno con le proprie qualità e abilità. Tuttavia Gilles Clément rimane unico nel suo genere, soprattutto per la sua profondità di pensiero.

«Sappiamo che il paesaggio è intimamente legato alla nostra lettura soggettiva e culturale, che l’ambiente è un elenco oggettivo delle componenti del vivente, che il giardino è territorio del sogno, raccolta del meglio e progetto politico.»

Gilles Clément

il Giardino planetario e altre intuizioni

Gilles Clément è uno dei pochi progettisti contemporanei che abbiano elaborato una propria teoria, una vera e propria visione del mondo; così sofisticata da indirizzare ogni sua scelta progettuale e ogni sua azione sul paesaggio.
Ciò che intendo dire è che non si tratta di una mera questione stilistica. Nella sua opera si riconosce un pensiero sofisticato e al contempo caratterizzato da un’estrema chiarezza. Eticamente impeccabile.

Nel corso degli anni Gille Clément ha elaborato concetti preziosi attorno alla nozione di Paesaggio: dall’idea di Terzo Paesaggio, all’invenzione del Giardino in movimento sino a concepire il Giardino planetario. L’apice della sua filosofia, in cui l’estensione del concetto di giardino coincide con l’intera biosfera.
Concetti che si nutrono di ecologia, travalicano i confini dell’architettura del paesaggio e lambiscono l’economia e la vita civile, divenendo un esemplare manifesto politico.
In fondo non fanno altro che cristallizzare la consapevolezza dell’uomo e del suo essere parte di questo Pianeta.

Gilles Clément ha i piedi ben piantati a terra, ma lo sguardo rivolto al cielo.

Lavorare nel Paesaggio

Ho ripreso in mano questo libro e ne ho sfogliato le pagine, in questi giorni, per ritrovare quell’attitudine che necessaria a interagire e progettare con il paesaggio.
Tuttavia non è necessario essere un architetto del paesaggio per lasciarsi affascinare dalle parole di Gilles Clément. Anzi!
Chi del paesaggio non ne fa una professione potrà vantare uno sguardo più libero e una mente più aperta. Saprà meglio cogliere le sfumature e la poliedricità di questo autore e ne trarrà insegnamento.

Questo articolo non è solo un consiglio per una buona lettura, ma è un invito a scoprire questo autore e la sua intera bibliografia. Ogni libro sarà un’occasione di crescita, almeno questo è quanto ho sperimentato io.

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