«FuTurismo. Un accorato appello contro la monocultura turistica» è un libro scritto da Michil Costa ed edito da Raetia nel 2022.
La scrittura è garbata e nella lettura si percepisce la passione per il mestiere dell’ospitalità. Le pagine rivelano un sincero rispetto per i luoghi che oggi sono diventati il palcoscenico di questa ospitalità e tra le righe affiora la gratitudine per le persone che in questi luoghi vi abitano.
Vi suggerisco di leggerlo ora, alle porte delle vacanze estive, per intraprendere il viaggio che vi aspetta con uno sguardo nuovo. Chissà che questo libro non aiuti a vedere le destinazioni turistiche sotto un’altra luce e che ci induca a riflettere sul nostro essere turisti nel mondo.
Turismo vs Ospitalità
Il cuore di questo appassionato appello risiede proprio in un cambio di paradigma: non ragionare più in termini di turismo, ma di ospitalità.
Si tratta di un’evoluzione che sfugge ad una prima e rapida lettura, laddove i due termini – turismo ed ospitalità – sembrano confondersi l’un l’altro; quasi che il primo sia sinonimo del secondo. Eppure, pagina dopo pagina, la differenza acquista progressivamente chiarezza e concretezza.
Come spesso è opportuno fare, è bene abbandonare i numeri e le quantità per concentrarsi sulle parole e sulle qualità che in esse vi albergano. Sì, perché dal punto di vista meramente numerico turismo e ospitalità possono apparire intercambiabili; ma dal punto di vista qualitativo rappresentano due forme di accoglienza differenti.
«Il turismo è lo sfruttamento del capitale ambientale e sociale, con conseguente mungitura del cliente; l’ospitalità è un orizzonte infinito»
Michil Costa
La forza di questo libro è data anche dallo stile letterario adottato, grazie al quale la poetica della realtà emerge oltre la sua dimensione meramente materiale. Una visione, oltreutto, che aiuta a costruire un bilancio nel quale soppesare il profitto economico assieme ai valori del benessere delle Comunità.
Toccherà a noi lettori, ognuno nelle proprie vesti di operatore turistico o viaggiatore, saper leggere i dati alla luce di uno sguardo alternativo.
Aggiungo un dettaglio: Michil Costa è un imprenditore e conosce quale sia l’importanza della sostenibilità – in tutte le sue accezioni – per la propria azienda e le altre società che operano nel settore dell’ospitalità.
E a Bergamo cosa succederà?
Se Michil Costa muove le riflessioni attorno al futuro del Turismo partendo principalmente dalle proprie esperienze in Alto Adige. Per me è naturale ed inevitabile calare queste riflessioni nei luoghi in cui abito e che cerco di valorizzare e promuovere: Bergamo e i suoi dintorni.
E le domande sorgono numerose e spontanee.
A Bergamo cosa sta accadendo e cosa accadrà nel prossimo futuro?
Bergamo riuscirà a governare il flusso turistico e trovare l’equilibrio tra abitanti e viaggiatori?
Quale modello sceglierà di adottare?
Bergamo si è affacciata sul palcoscenico turistico piuttosto tardi, grazie all’arrivo dei voli low cost nell’aeroporto cittadino. Una condizione che ha portato molti europei a transitare da Bergamo diretti alle più celebri mete turistiche dell’Italia settentrionale e con il tempo li ha indotti a fermarsi e a trascorrere del tempo anche a Bergamo.
Non solo la Città ha saputo cogliere questa occasione immaginando nuovi scenari turistici per sé. Inoltre ha saputo mettere a frutto anche le strategie di Regione Lombardia, la recente nomina di Capitale della Cultura 2023 (assieme alla città di Brescia) e addirittura il riconoscimento UNESCO per le antiche mura difensive.
Così, anno dopo anno, le presenze di turisti italiani e stranieri sono aumentate. D’altra parte, basta passeggiare lungo le vie più antiche della Città per osservare tante persone in pantaloncini e panama in testa (copricapo notoriamente poco diffuso tra i bergamaschi).
Se la Città Bassa sta reagendo bene a questo fenomeno, nutro un po’ di preoccupazione per la Città Alta, quel piccolo gioiello urbano e architettonico custodito dalle Mura Veneziane patrimonio UNESCO.
Sarà proprio Città Alta a rivelarci, in anticipo, le reazioni a questa sua nuova dimensione turistica.
Potrebbe essere Città Alta la prima a subire la disneyzzazione di sé stessa, la prima che potrebbe ipotecare la propria identità a vantaggio del profitto turistico.
E qui, il nuovo paradigma dell’Ospitalità può giocare un ruolo decisivo.
Bergamo saprà accogliere i viaggiatori proponendo un’offerta culturale, enogastronomica e naturalistica autentica? Saprà condividere le proprie eccellenze e unicità con i viaggiatori in transito, anche con la consapevolezza di poter perdere potenziali turisti attuali e futuri?
In gioco c’è il Patrimonio Culturale di tutti, c’è la qualità di vita di chi ancora vive nella Città antica e di chi vi si reca per lavoro o per ragioni di studio.
In gioco c’è anche la qualità dell’esperienza che si desidera offrire ai viaggiatori giunti per conoscere luoghi e persone e che vorremmo ripartissero arricchiti dall’aver visitato Bergamo.
Osservando con attenzione ciò che accade in Città sapremo agire al meglio anche attorno ad essa: dalle Prealpi sino a Laghi, dalla Pianura ai Colli passando per le mie care Terre del Vescovado.
Che turista sei?
Michil Costa, da padrone di casa, ci parla dei suoi ospiti e ci interroga inevitabilmente sul nostro essere turisti.
Ci chiede di essere consapevoli del nostro ruolo all’interno dei territori che decidiamo di raggiungere e di conoscere. Ci chiede di compiere delle scelte e di farlo responsabilmente per il bene di coloro che ci stanno ospitando.
Molto del futuro del turismo dipende anche da noi.
Che turisti vogliamo essere?
Il viaggio, come ricorda Michel Onfray, inizia anche aprendo un libro che ci proietta altrove. Non posso dargli torto e allora…
Buona lettura e Buon viaggio!
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