i musei: una risorsa inestimabile
In questa rubrica di brevi interviste non poteva mancare una riflessione dedicata ai Musei: un’istituzione culturale che ritengo irrinunciabile oggigiorno. Oserei dire un presidio di Cultura.
La persona giusta con cui riflettere su questo tema è Giovanna Brambilla, non tanto per il suo ruolo all’interno della GAMeC di Bergamo, ma per la sua capacità di mettere a fuoco le questioni con estrema precisione e condurti a conclusioni profonde e sorprendenti.
Le avevo chiesto una breve presentazione per scrivere queste poche righe di introduzione. La sua risposta è stata così bella che l’ho trasformata nella domanda di chiusura dell’intervista.
Se nei musei custodiamo le Relazioni e la Memoria, dove dovremmo seminare il Futuro?
«Il Futuro secondo me si semina in ogni incontro tra il museo e le persone. Provo a spiegarmi: il futuro è qualcosa che deve ancora accadere, a cui volgiamo intenti lo sguardo. Lo temiamo, ma al tempo stesso la nostra tensione va all’agire affinché possa snodarsi secondo i nostri desideri. Sempre considerando custodire secondo l’accezione paradossale del museo, quindi custodire come proteggere rendendo accessibile, allora la strada è indicata. Il museo nasce come luogo della memoria, estremo baluardo contro l’oblio e la polvere che il tempo spesso deposita sulle cose. Ma per coltivare la memoria serve chi ne sia testimone, nome che si dà al bastone passato di mano in mano nelle staffette. Serve un circolo virtuoso di trasmissione dei saperi che abitano nel museo, serve che non solo noi, ma soprattutto le nuove generazioni lo considerino un luogo credibile, affidabile utile, prezioso. Un posto dove mettersi in gioco – vale per tutte le età questo – dove trovare conferme o domande rispetto a quanto sappiamo o crediamo di sapere, dove incontrarsi con la genialità degli artisti, dove trovare opportunità di ascolto e interazione. In questo modo il museo semina il futuro. Ogni volta che in seguito a una visita una persona pensa che in quel posto ci vorrà ritornare, ecco, in quel momento il museo avrà guadagnato un pezzo di futuro, come se avesse scoccato una freccia che segna una meta distante rispetto a dove siamo. Ovviamente relazione memoria e futuro significa cercare di rimanere sempre attenti al mondo che ci circonda, perché fare scoprire ai pubblici quante risorse si possano trovare in un museo non è semplice, ed è una sfida che ci tiene vivi»
Poni sempre particolare attenzione ai bambini ed alla dimensione educativa dell’arte. Mi potresti parlare dei prossimi progetti educativi che state curando in GAMeC?
«Bambine e bambini sono per la GAMeC interlocutori importanti. In questo momento le nostre energie sono spese nell’adesione al Patto educativo promosso dall’Assessorato all’istruzione del Comune di Bergamo per promuovere attività rivolte alla fascia d’età della scuola primaria. Abbiamo condiviso la proposta con la Fondazione Accademia Carrara – l’unione fa la forza – rinunciando a qualsiasi entrata per il museo, se non la copertura delle spese, con un contributo del Comune per alcune categorie. Ovviamente però il nostro sguardo va in avanti, in questo mese stiamo mettendo a punto una progettazione inedita, al passo con i nuovi tempi e questo importante cambiamento di paradigma, per trovare delle risposte in forma di invito al mondo della scuola, in particolare alla scuola dell’infanzia e alla scuola primaria, che più di tutte hanno sofferto del lockdown e della didattica a distanza. La GAMeC ha organizzato, in questi mesi, gli “Artroom”, laboratori a distanza in tempo reale, condotti dalle nostre bravissime educatrici e da un nostro fantastico educatore. I laboratori sono stati apprezzati e hanno aperto una importante sperimentazione, ma continuiamo a ritenere che il Museo, nel mio caso la GAMeC, abbia tutti i numeri per essere una risorsa decisiva, non solo in questa fase, ma in modo stabile per il futuro, per consentire una relazione creativa con le opere e con l’arte, nel pieno rispetto di tutte le misure necessarie per tutelare piccoli e giovani visitatrici e visitatori alla scoperta dell’arte.»
Guardare il mondo con altri occhi aiuta a vedere soluzioni inaspettate, spesso sono le persone con cui ci confrontiamo ad offrirci una diverso filtro visivo. Qual è il luogo in cui a ritrovato maggiormente i valori di cui abbiamo parlato?
«Guardare il mondo con altri occhi aiuta lo sviluppo del pensiero laterale, o divergente. Ho appena letto Esercizi di sguardo di Luca Dal Pozzolo, che fornisce molti stimoli in tal senso. Ma se devo dire qual è il luogo in cui, con un punto di vista teso tra la mia attività a scuola e quella in museo, ho trovato quei valori di cui si parlava prima devo citare un museo che mi ha incantato, un museo anomalo, dove però è in corso uno straordinario lavoro di interazione con la cittadinanza. Sto parlando della Wellcome Collection di Londra. Un museo nato da una collezione all’incrocio tra medicina e antropologia, tesa a indagare i rapporti tra scienza, medicina, salute e arte, che ospita una biblioteca che sembra uscita dall’immaginazione più sfrenata, dove la gratuità racconta un’idea di cultura accessibile e sostenuta da un’attenta politica. Nella prima pagina si trova il Wellcome Collection’s statement on anti-Blackness and racism, una presa di posizione etica, non politica, e le proposte sono tali da soddisfare qualsiasi palato, e vanno dalle proposte in relazione alla pandemia alle nuove frontiere del digitale. Questo ci aiuta a immaginare nuovi scenari anche per un museo d’arte contemporanea come il nostro, che ha certo una vocazione diversa ma che ha sempre saputo aprirsi all’interdisciplinarità e al dialogo con la città. Lo vedremo certamente nella nostra mostra dell’autunno, a cura del nostro direttore Lorenzo Giusti. Sua l’idea di Radio Gamec, che con il suo ricco palinsesto ha interrotto quotidianamente il silenzio del lockdown, e suo questo progetto che accoglierà storia, cronaca, arte, esperienze, memoria. Non vi anticipo nulla ma, come si dice, vi chiedo “stay tuned”!»
P.S:
Dammi una tua breve presentazione, poi la riedito io.
«Laureata in lettere Moderne, quando ancora la laurea in beni Culturali non esisteva, con tesi in storia dell’arte, seguita dalla scuola di specializzazione in storia dell’arte e vari corsi di perfezionamento. La vera scuola però, come sempre, è stata data dagli incontri con le persone e dai libri letti, dai posti visti e dagli artisti conosciuti o studiati. La mia vita è anfibia, insegno Storia dell’Arte all’Istituto tecnico per il Turismo Vittorio Emanuele II, luogo che amo, e sono Responsabile dei Servizi Educativi alla Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, dove seguo tutte le iniziative e i progetti che mettono in gioco la relazione tra le persone e i musei, dall’alta formazione all’inclusione culturale e sociale.»
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